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Provino RCA (Rebel Rousers)

a cura di SANDRO LARI

© Alberto Ferrarese - 2016

01) Sixteen Tons

Penso che possa interessare la sua origine. Quando eravamo 

ancora in servizio alla Taverna Fiesolana, ci fu procurato (non

ricordo né come né da chi) l'invito a fare un provino di

registrazione presso la R.C.A. di Roma. Entusiasti come si

può immaginare, ci andammo e, sotto la supervisione del

famoso Maestro Luis Enriquez Bacalov, cominciammo a

registrare il primo pezzo (Sixteen Tons). Dopo questo

(eseguito con l'accompagnamento di tutti gli strumenti),

l'emozione che ci prese fu tale che fu inevitabile decidere di

proseguire con l'accompagnamento del solo pianoforte. Gli

effetti della nostra emozione si possono ben sentire dalle

indecisioni, tremolii delle voci e (diciamocelo francamente)

anche da qualche bella stonatura. Nel locale dove ci esibivamo di solito, avevamo fatto ben di meglio!

Nonostante tutto il provino andò bene e lo stesso Maestro Bacalov ci trattenne in studio fino a tarda sera

suonando e cantando con noi i più noti standards. La cosa però morì lì perché, come ci fu detto con molta

franchezza, del repertorio che eseguivamo, visti i gusti italiani, non si sarebbe venduto neppure un disco!

Diversi anni dopo, ebbi occasione di sostenere un colloquio tecnico (elettronico) in vista di una possibile

assunzione proprio alla stessa R.C.A. di Roma. In quel periodo era consulente musicale della stessa Casa il

bravissimo Ruggero Cini (mancato dopo qualche anno) che aveva suonato con noi in Taverna dopo la

defezione di PierLuigi Lapi. Sapendo del provino che avevamo fatto, ricercò in archivio il nastro relativo e, per

l'amicizia che ci legava, ne fece fare nel reparto "transfer" una "lacca" a 33 giri che mi consegnò prima di

lasciarci (così per la cronaca, anche questo colloquio andò bene; non ne nacque nulla perché quando, molto

dopo, la R.C.A. si fece nuovamente viva, avevo preso da pochi giorni servizio alla Olivetti & C. di Ivrea). Come

forse si saprà, la cosiddetta "lacca" non è un normale disco in vinile fatto per essere suonato ma una matrice

in acetato di cellulosa da usare come calco per le matrici metalliche destinate alla stampa vera e propria.

Nonostante questo, fui costretto a passare l'oggetto in questione un po' a tutti i colleghi per consentirne la

copia su nastro. Mal gliene incolse: quando mi fu restituito, era divenuto molto più rumoroso e addirittura in un

punto deragliava malamente. A quel punto non l'ho più affidato a nessuno e, custodendolo con la più gelosa

cura, l'ho suonato solo un'altra volta ancora per ricavarne un CD. Tutte le operazioni di pulizia, di

aggiustamento di livello e di trasformazione in "pseudo stereo" sono state eseguite sulla versione digitale.

02) E' quasi l'alba

Frugando faticosamente nella mia ormai arrugginita memoria, sono riuscito a ricordare che fu, all'epoca, un

breve successo discografico di un personaggio che ora è molto più noto per altre attività soprattutto televisive

(specie, ahimé, su Mediaset) e cioè Wilma De Angelis. Sembra incredibile, ma a suo tempo fu una brava

cantante e fu definita anche particolarmente versata (udite, udite!) per il genere jazz. Io, allora ancora

studente, lasciavo sempre accesa la radio anche quando studiavo e catturai col "Gelosino" questo pezzo che

mi piacque molto e sul quale costruii il quartetto vocale che si può sentire e che, per fortuna, fu gradito,

nonostante l'italianità dell'origine, anche agli altri del complesso (mi riferisco in particolare al povero Guido, che

se non era musica nera americana....).

03) Poquito por mi

Anche questo fu, a suo tempo, un buon successo discografico italiano eseguito, fra i tanti, (se la memoria non

mi tradisce) anche dal famoso Don Marino Barreto jr. Come molti successi di allora (vedi "Stranger in

Paradise") esso era la trasposizione in chiave leggera di un brano classico che, per quanti sforzi faccia (la

memoria è ormai quella che è), non riesco purtroppo a ricordare. La cattura di questo pezzo è anche questa

volta merito del fedele "Gelosino". Il quartetto vocale che ne ricavai fu giudicato valido dagli altri componenti

del complesso e inserito in repertorio, dopo qualche "limatura", senz'altro migliorativa, dovuta al gusto di Pier

Luigi Lapi (il pianista del complesso). La mia passione per l'armonia mi aveva fatto scrivere una stesura a

quattro voci per la totalità del brano (forse un po' difficile da digerire per un uditorio meno maniaco di me). Il

validissimo suggerimento di Pier Luigi fu di sostituire in più punti le quattro voci diverse con l'unisono delle

stesse, creando così un contrasto sonoro sicuramente più piacevole. Gliene sono ancora grato, a distanza di

tanti anni. In questo pezzo ricompare alla batteria Guido D'Andrea perché non impegnato vocalmente. Ricordo

che l'organico del complesso era infatti di cinque elementi; di volta in volta uno di noi restava vocalmente a

riposo perché l'ensemble vocale era un quartetto.

04) Sur ma vie

Ho imparato a conoscere questo brano per merito di due ragazze 

(di allora!), conosciute tramite un'amica di Viareggio ed entusiaste

del pezzo, che me lo fecero ascoltare molte volte in una estate un

bel po' precedente il mio ingresso nel complesso dei Rebel

Rousers. Mi copiarono anche le parole, molto belle e poetiche,

che è possibile trovare anche su Internet, cercando alla voce

Charles Aznavour. Il pezzo è un successo del bravissimo cantante

armeno-francese da lui scritto nel 1955 e, per me, costituisce il

"capolavoro" di ingresso nei Rebel Rousers. Con questo termine

mi riferisco alla procedura in uso a suo tempo nell'industria, di

sottoporre il candidato alla promozione al superamento di una

prova di preparazione consistente nel fargli preparare un elaborato particolarmente difficile nell'ambito del suo

lavoro (poteva essere la creazione di un pezzo per un meccanico, di un abito per un sarto, etc.).

L'arrangiamento vocale di "Sur ma vie" fu appunto il mio "capolavoro" e ci lavorai un bel po' attorno, assistito

(devo ammetterlo) anche da una certa dose di fortuna, specie per quanto riguarda la parte eseguita a mo' di

canto gregoriano e quella finale con quella efficace "modulazione" (cambio di tonalità, in termine musicale),

con l'inatteso ritorno alla tonalità iniziale. Ricordo ancora le discussioni col povero Guido D'Andrea che,

dubbioso all'inizio, caldeggiò poi il pezzo con entusiasmo spingendoci ad eseguirlo in ogni occasione di un

certo impegno.

Questo pezzo infatti fa parte del provino R.C.A. e fu eseguito anche al Politeama di Viareggio nel corso della

nostra esibizione alla Parata di Orchestre che all'epoca si svolgeva annualmente con la partecipazione dei più

importanti complessi presenti in Versilia durante l'estate (noi suonavamo al Carillon di Tonfano insieme a

Riccardo Del Turco). Fra gli ascoltatori presenti a quella esibizione ci fu anche il notissimo Maestro Lelio

Luttazzi che venne a congratularsi con noi, entusiasta (bontà sua) delle esecuzioni e degli arrangiamenti

vocali. Anche lui però, purtroppo ci avvertì che, con il gusto corrente, non avremmo mai sfondato da un punto

di vista commerciale. Fu buon profeta.

05) Serata di gardenie

La mia conoscenza con questo bellissimo pezzo (se la mia arrugginita memoria non mi inganna nuovamente)

penso che sia ancora una volta merito del fedele "Gelosino", sempre in agguato durante l'ascolto di

trasmissioni come "Il Discobolo" o "Ballate con noi", in auge ai bei tempi della gioventù. Il suo autore è il

celeberrimo Fiorenzo Carpi, noto per le sue colonne musicali per il cinema e la TV; basti ricordare i famosi

"Marcellino pane e vino", "Pinocchio" e tantissimi altri successi. Il lavoro teatrale di cui faceva parte è la

commedia musicale "Mare e whisky" di cui purtoppo non ricordo altri particolari. L'inserimento di questo pezzo

nel repertorio dei Rebel Rousers fu il frutto della mia insistenza per introdurvi un buon numero di pezzi italiani,

per portarvi qualche nota di gusto contrastante con gli onnipresenti standards americani, dei quali peraltro ero

anch'io un grande appassionato. La cosa riuscì bene perché pezzi come "Neve al chiaro di luna" e "Un'anima

fra le mani" entrarono stabilmente a far parte del gruppo dei nostri pezzi più eseguiti.

La cosa mi dà una particolare soddisfazione perché una sera vennero a sentirci due componenti del Quartetto

Radar, parecchio noto all'epoca (per ripetute presenze in radio e TV, oltre che per i numerosi dischi), ed

ebbero l'opportunità di ascoltare la nostra versione di "Un'anima fra le mani". Si dà il caso che Claudio Celli

(marito della compianta Betty Curtis, recentemente scomparsa) e Gianni Guarnieri sono gli autori del pezzo

citato che, a loro dire (bontà loro!), era riuscito molto meglio nella nostra esecuzione che in quella del loro

quartetto. Si noti che "Serata di gardenie" è uno dei primi pezzi in cui fu da noi usata la tecnica delle "parti late"

(termine musicale contrapposto a "parti strette") che consente di distribuire le voci su una estensione

maggiore, fornendo un contrasto sonoro fra bassi e alti di impatto senz'altro migliore.

Sandro Lari